Avrò
avuto dieci, undici anni al massimo quando infilai nel registratore una
cassetta rosa acceso, acquistata insieme all’ultimo numero di Cioè. Partì una voce strascicata, quasi
irreale, confusa tra suoni non proprio limpidi: “Respiri piano per non far rumore,
ti addormenti di sera e ti risvegli col sole. Sei chiara come un’alba, sei
fresca come l’aria…”. Vent’anni dopo mia figlia è venuta al mondo sulle stesse
note e parole: l’augurio che le faccio è di sentirsi un’Albachiara il più a lungo possibile, almeno finché la vita e il
candore che l’accompagna glielo consentirà, proprio come è successo alla sua
mamma. Dal 1986 Vasco è diventato la voce delle mie emozioni, ha accompagnato
come un sottofondo intenso e rassicurante ogni momento significativo della mia
vita. Ad altri sarà capitato con gli ACDC o con i Pooh (Dio li abbia in
gloria!), a me è capitato con uno che chiamavano drogato, disperato, cattivo maestro e vi giuro che per me è
sempre stata una cosa da pazzi lasciar credere che quello fosse il mio modello
di riferimento, la mia guida verso la strada della perdizione. Come se fossi
una stupida incapace di distinguere tra uomini e parole, comportamenti e
sentimenti. Sì certo, le canne al concerto di Vasco me le sono fatte anch’io, perché
queste cose ci facevano sentire scomodi,
anche se scomodi non lo eravamo per niente, tutta gente regolare, figli di una
buona borghesia di provincia, sani principi. Eppure sono cresciuta accanto a
gente che ha sconfinato, che si è persa ancora prima di imparare a cercarsi,
che con le droghe ci ha giocato. Perché essere ipocriti allora? Perché pensare
che il male sia rappresentato da chi ha trovato le parole giuste quando a te
sono mancate o semplicemente erano nascoste in un luogo sperduto del tuo animo?
Adesso le parole le ho trovate anch’io: non smetterò di raccontare, di cercare
di capire e di comunicare, in tutta onestà, quello che mi gira intorno. A modo mio,
con la mia piccola Albachiara, con i
miei complici, quelli veri, sempre scomodi. Ricordandomi da dove
vengo e senza per forza sapere dove sto andando.
Ed un pensiero
le passa per la testa
Forse la vita
non è stata tutta persa
Forse qualcosa s’è
salvato
Forse davvero
non è stato poi tutto sbagliato
Forse era giusto
così
Forse ma forse
ma sì