venerdì 24 febbraio 2012

VENTISEI ANNI DI VASCO


Avrò avuto dieci, undici anni al massimo quando infilai nel registratore una cassetta rosa acceso, acquistata insieme all’ultimo numero di Cioè. Partì una voce strascicata, quasi irreale, confusa tra suoni non proprio limpidi: “Respiri piano per non far rumore, ti addormenti di sera e ti risvegli col sole. Sei chiara come un’alba, sei fresca come l’aria…”. Vent’anni dopo mia figlia è venuta al mondo sulle stesse note e parole: l’augurio che le faccio è di sentirsi un’Albachiara il più a lungo possibile, almeno finché la vita e il candore che l’accompagna glielo consentirà, proprio come è successo alla sua mamma. Dal 1986 Vasco è diventato la voce delle mie emozioni, ha accompagnato come un sottofondo intenso e rassicurante ogni momento significativo della mia vita. Ad altri sarà capitato con gli ACDC o con i Pooh (Dio li abbia in gloria!), a me è capitato con uno che chiamavano drogato, disperato, cattivo maestro e vi giuro che per me è sempre stata una cosa da pazzi lasciar credere che quello fosse il mio modello di riferimento, la mia guida verso la strada della perdizione. Come se fossi una stupida incapace di distinguere tra uomini e parole, comportamenti e sentimenti. Sì certo, le canne al concerto di Vasco me le sono fatte anch’io, perché queste cose ci facevano sentire scomodi, anche se scomodi non lo eravamo per niente, tutta gente regolare, figli di una buona borghesia di provincia, sani principi. Eppure sono cresciuta accanto a gente che ha sconfinato, che si è persa ancora prima di imparare a cercarsi, che con le droghe ci ha giocato. Perché essere ipocriti allora? Perché pensare che il male sia rappresentato da chi ha trovato le parole giuste quando a te sono mancate o semplicemente erano nascoste in un luogo sperduto del tuo animo? Adesso le parole le ho trovate anch’io: non smetterò di raccontare, di cercare di capire e di comunicare, in tutta onestà, quello che mi gira intorno. A modo mio, con la mia piccola Albachiara, con i miei complici, quelli veri, sempre scomodi. Ricordandomi da dove vengo e senza per forza sapere dove sto andando.

Ed un pensiero le passa per la testa

Forse la vita non è stata tutta persa

Forse qualcosa s’è salvato

Forse davvero non è stato poi tutto sbagliato

Forse era giusto così

Forse ma forse ma sì

SALLY


Per chi ancora non lo sapesse, e sono pochi, io c'ero (in buona compagnia).
Se buttate l'occhio, sulla destra rispetto al palco, può essere che mi vediate :)

lunedì 20 febbraio 2012

ANCORA NEVE

E poi arriva il giorno in cui ringrazi Dio per tutto il dolore provato. Non subito, ci vuole tempo e una pazienza infinita. Ti rendi conto di essere non solo un sopravvissuto, ma anche una persona più forte. E quella forza, forse saggezza, sei pronto a regalarla a chi ne ha più bisogno. Ti chiedi perché la vita si diverta a metterti ancora a dura prova, ti domandi quando finirà l’ennesima bufera. Ma non esiste una risposta, e ti senti un po’ stupido a prendertela col destino. È solo neve che si accumula su altra neve, in attesa della primavera. In attesa di qualcuno che curi le tue ferite. Nel frattempo impari a curarti da solo, a dare una misura al male che ti spacca lo stomaco e che, come un miracolo inaspettato, parla con la tua anima.
Senti che fuori piove… senti che bel rumore.

mercoledì 15 febbraio 2012

DILLO ALLA LUNA

Un ragazzo e una ragazza, lei ha sedici anni, lui qualcosa in più, si baciano per la prima volta nel posto che non dimenticheranno. Uno dei due dice all'altro: "Guarda la luna, può darsi che porti fortuna".


Un'immensa fortuna.

domenica 12 febbraio 2012

MAMME

Se penso che quando avevo l’età di mia figlia mia mamma aveva dieci anni meno di me adesso e mi sembrava vecchia, mi sento male. Il bello è che adesso mia mamma mi sembra giovane, anche perché in fondo ha solo vent’anni più di me. Invece mia figlia sta crescendo troppo in fretta, per i miei gusti. Ed ecco spiegata la relatività di età, giovinezza e vecchiaia. Ma soprattutto va sottolineata la differenza di stile tra due generazioni non così lontane.
In caso di neve:
- mia mamma: “No, no, la neve nooooooooooooo! Non farlo, ti bagnerai, ti verrà la bronchite, ti verrà la febbre. No, nooooooooooo!”
- io: “Ok. Torno a prenderti in aprile”
In caso di pioggia:
- mia mamma: “No, no, la pioggia noooooooooo! Copriti, asciugati, ti verrà la bronchite, ti verrà la febbre. No, noooooooooooo!”
- io: “Sicura che la pioggia non ti arricci i capelli? A me succede…”
In caso di sport:
- mia mamma: “Sì sì, vai pure a giocare a calcio, ma mi raccomando non sudare”
- io: “Sicura di voler fare sport? A me sembra troppo faticoso…”
In caso di cibo:
- mia mamma: “Mangia! Te lo chiedo per favore mangia. Ti prego mangia. Ti scongiuro mangia. Ok, quanti soldi vuoi per mangiare?”
- io: “Cristian, dalle dei soldi”
In caso di difficoltà:
- mia mamma: “Tesoro, non ti preoccupare. Io ci sarò sempre per te”
- io: “Tesoro, non ti preoccupare. Io ci sarò sempre per te, come la mia mamma c’è stata sempre per me”


sabato 11 febbraio 2012

AL PUNTO IN CUI

Sono al punto in cui metto la protagonista sull'albero e le tiro le pietre. Temo però di stare esagerando, scenderà da quell'albero parecchio ammaccata. Tornata sulla terra ferma, dove la faccio andare? Destra o sinistra? Un confronto lasciato in sospeso o una telefonata dal (recente) passato? Quasi quasi la lascio sull'albero ancora un po'...
Intanto trascrivo un classico pomeriggio di messaggi selvaggi, che potrebbero finire nel nuovo romanzo sotto mentite spoglie.
Io: Mi fa malissimo una ghiandola della gola. dici che è grave? morirò prima di B.?
M.: E' tisi! E B. andrà in paradiso, invece tu no!
Io: Ah ah, geniale questa! hai ragione, lui si guadagnerà il paradiso, e noi a divertirci negli inferi :) la tisi fa gonfiare le ghiandole della gola?
M. Non lo so ma a me piace dire che morirò di tisi! Fa molto ottocento! Bau.
Io: Non sapevo di questo tuo desiderio. tu di tisi, io di ghiandola gonfia. qui bufera in corso! nicole in salvo!!
M.: Uh ho i trigliceridi sballati. Ho appena iniziato a bere e già si vede!
Io: Evvai, è una figata avere i trigliceridi sballati, fa molto donna vissuta! purtroppo però non morirai di tisi ma uccisa da una zucchina ribelle!
M.: Dire che morirai di ghiandola gonfia non è x niente poetico! Non ti piace tipo la pellagra o la peste bubbonica?
Io: A parte che non riesco a trovare nulla di poetico né nella pellagra né nella peste bubbonica, che ne dici schiacciata da un mammut?
M.: Ma no! Caso mai schiacciata dalla cacca di un mammuth! Ma comunque non è poetico lo stesso, se vuoi ti cedo la tisi e io muoio di consunzione! Un cazzo da fare... E' trapelato?
Io: Decisamente trapelato! io invece ho molto da fare, ma mi sacrifico volentieri ;) Bella questa cosa degli ape, vero? com'era la coda?
M.: Come la coda?
Io: Di gamberi
M.: Uh buone! E' stato bravo!
Io: Invece io ho dovuto cucinare alla velocità della luce sotto continui brontolii...
M.: Bisogna fare gli ape sostanziosi!
Io: L'ho convinto a fare gli ape minacciandolo che se no avrei limonato con S.! il che ti dice quanto mi piacciono gli ape!
M.: Certo che potresti mettere la conversazione sul blog! S. poi no, eh!

Tre ore dopo

Io: Sei telefonabile?
M.: Ok chiamami. Bau

Seguono 45 minuti e 27 secondi di conversazione...

venerdì 10 febbraio 2012

I MOMENTI MAGICI DI NICOLE




















Il problema è che Nicole è un capricorno ascendente pesci.
Però poi riesce a farsi perdonare tutto.




mercoledì 8 febbraio 2012

OMAGGIO ALLE MIE AMICHE


La mia amica B. è forte come una roccia, sicura di sé, a volte dura, più di quanto sia necessario. Ma io so che è solo un modo per proteggere la sua innata vulnerabilità. Mostrare il fianco significa rischiare di farsi ferire: quando pensi di non avere conti in sospeso con la vita non vedi il motivo di fare da bersaglio alle faretre altrui. Io e lei siamo sorelle non per nascita, ma per scelta. Talmente diverse da essere complementari, come il giorno ha bisogno della notte per farsi di nuovo giorno.

La mia amica G. non sta ferma un attimo. È curiosa e intraprendente, l’altro giorno mi sono distratta un attimo e l’ho trovata arrampicata alla dispensa della cucina, alla ricerca della centunesima marca di tè. Per me lei è speciale perché non ha paura di rivelare i suoi pensieri, il suo coraggio e le sue debolezze. Forse lei non lo sa, ma in ogni sua parola c’è una forza straordinaria: il problema è che a volte le parole sono infinite, allora bisogna darci appuntamento alla prossima volta. Credo che adesso che ci siamo conosciute passeggeremo spesso insieme.

La mia amica L. corre veloce. È un casino starle dietro, soprattutto adesso che è ufficialmente fidanzata. Accumuliamo giorni e giorni di inattività, poi tutto d’un botto arriva il tempo dei riassunti sconfinati: le mie orecchie si affaticheranno, punto tutto sul fiatone che ogni tanto la costringerà a pause riprendi fiato. Non saprei dire quante volte L. mi ha tolto dai guai: lei è un tipo pratico, deciso, un capricorno permaloso. Per fortuna l’ascendente (bilancia) equilibra il tutto: e a me non resta che citarla nella pagina dei ringraziamenti.

La mia amica M. è una di quelle persone che ti cambiano la vita. Non lo dico tanto per dire: se non l’avessi incontrata, in terza elementare, la mia vita oggi sarebbe molto diversa. Sicuramente priva di quell’affetto che lei mi ha regalato senza chiedere in cambio niente. Le devo molto, gliel’ho detto un milione di volte: il suo far spallucce, come se il nostro esserci l’una per l’altra fosse la cosa più naturale del mondo, mi rende felice. Saremo amiche anche da vecchie, finché avremo gambe e fiato – in alternativa bombole d’ossigeno – per ballare sul tavolo del Dama.

Anche con la mia amica G. continueremo a ballare, fino all’alba, finché lassù non ci saranno più nuvole. G. è la persona più buona che conosca. La sua disponibilità è una qualità meravigliosa, odio quando qualcuno se ne approfitta. Adesso che è tornata, le auguro di trovare la sua strada: ovunque il suo percorso la porterà, so per certo che sarà pronta ad affrontare qualsiasi deviazione di rotta pur di accertarsi che le altre stiano bene. E noi per G. ci saremo sempre.

La mia amica S. ha le palle, anche se dice il contrario. Provo per lei un affetto sincero, per lei faccio il tifo in maniera incondizionata. Riesco a capire cosa sta provando, vorrei dirle le parole giuste, anche se credo che il segreto stia nel trovarle da sola. Per cercarle si può però organizzare una spedizione collettiva, una gita fuori porta nel week end, una sacrosanta bevuta, sconfiggendo le intemperie e la distanza. Io e S. siamo amiche senza più paura di perderci: forse le parole giuste, a modo nostro, tra noi le abbiamo già trovate.

La mia amica A. ha di sicuro ingoiato un megafono. Ha un’energia strepitosa, gliene invidio anche solo la metà. E una forza fuori dal comune, lo so per certo. Siamo amiche perché qualcun altro ha deciso di esserlo, e se si tratta di uno di quei legami di lungo corso, come è già evidente che sia, io e A. continueremo a darci una mano a vicenda, il lunedì e il mercoledì di fisso, gli altri giorni a seconda del bisogno. Al momento è una delle amiche più preziose che abbia, ci troviamo d’accordo su un sacco di cose, compresa la focaccia e il gnocco.

La mia amica S. mi manca come mi manca l’adolescenza. Niente è perduto, tutto è conservato in una bolla d’affetto, ricordi, risate che galleggia nell’anima, accarezzandola. Ormai so poco di lei, solo i dettagli essenziali: eppure ritrovarsi anche per mezz’ora, circondate da ciò che ora siamo, è come annullare in un battere di ciglia le distanze e i silenzi. Continuiamo a parlarci in un modo impercettibile, diverso da quando eravamo ragazzine, di corsa sulle nostre biciclette per diventare grandi alla svelta.

martedì 7 febbraio 2012

UN GRAN BEL FILM

Io lo so che le cose poi, non sono mai come
come te le aspettavi te
io sono triste però
io sono triste un po'

Dimmi pure dimmi subito che fortuna che ho
io che mi sento un po' comico
proverò a ridere un po'
proverò a ridere un po'

Io che credevo alle favole
e non capivo le logiche
è una fortuna che sono
oooh! oooh!
ancora vivo!



ROBERTA AT WORK (IN EDIZIONI TERRA MARIQUE)

Mi piace pensare che mi state pensando mentre penso. Mi piace che mi pensate così, sul divano del mio ufficio sapientemente girato fronte finestra e soprattutto fronte ventil, distanza tattica per piantare i piedi sopra l'uscita dell'aria calda. Godono i talloni, un po' meno le mani che battono sui tasti del computer nel tentativo di scaldarsi. Vedo la neve accumularsi sulla collina, penso a quei poveri cristi di alpini, nel 1942-43, in Russia. Penso a loro perché leggo di loro e mi commuovo. Mi lamento del freddo non ostacolato dai miei scarponi Decathlon nuovi di pacca. A loro gli scarponi si laceravano a contatto col suolo ghiacciato lasciandoli scalzi e congelati. Mi lamento perché sono rimasta senza paglie, a loro le Milit, qualità scadente, servivano per avere in cambio qualche uovo e una gallina. Mi lamento della mia giacca umidiccia, loro indossavano pastrani verde militare, bersaglio perfetto nella steppa innevata. Ma di che cazzo mi lamento, in fondo? Mi compiaccio delle lacrime che scendono quando leggo le loro storie, una parte di me di sicuro non si è ghiacciata, nonostante il freddo.


VASCO

Ed il tempo intanto crea eroi...
                                          Buon compleanno Vasco

lunedì 6 febbraio 2012

IO CAZZEGGIO

Sono quasi certa di iscrivermi a pilates.









D'altronde un po' di ginnastica mi farebbe bene.
Anche se la mia attività preferita resta il PIRLATES.

Ps. Questa ero indecisa se scriverla o meno, però mi piaceva troppo. Ecco.

venerdì 3 febbraio 2012

TRA TUTTE QUELLE FINORA DETTE (E SONO TANTE)

La frase migliore di questo inizio 2012 è la seguente:
"Non mi sono ubriacata, ho solo una sbronza da rimbalzo dopo aver baciato Homer".
(Marge Simpson)

giovedì 2 febbraio 2012

NEVE, TANTISSIMA NEVE

Il mio cucciolo disperso in mezzo alla neve.

















La ritroveremo al disgelo?
Nel frattempo questa è la foto segnaletica che abbiamo deciso di diffondere


Foto scattata da Nicole Spadoni


mercoledì 1 febbraio 2012

LUI E LEI A CONFRONTO - ESEMPIO NUMERO DUE

Un fertile terreno per comprendere la differenza tra uomo e donna nell’interpretazione della realtà è il periodo in cui lui si ammala, meglio noto come “i giorni della merla domestica” in virtù del loro essere agghiaccianti.

“Allora, passata l’influenza?”

LEI = Sì, io ho avuto qualche linea di febbre, ma non sono rimasta a casa neanche mezza giornata. Lui invece ha avuto qualcosina in più, una cosa comunque leggera. Il dottore gli ha dato i giorni giusto perché ha fatto una lagna... Ora sta bene, è passata.

LUI = Passata l’influenza? No dimmi, ti sembra che sia passata? Guarda, io non sono mai stato così male in vita mia, credevo di morire. Anzi forse sono morto, per cinque o sei minuti, una cosa simile al coma vigile. Al terzo starnuto di fila ho pensato che mi fossero caduti tutti i denti. Una febbre ma una febbre che mi sentivo il fuoco dentro, però tremavo ma tremavo come se mi avessero infilato i cubetti di ghiaccio del Mohito su per il posteriore. Non so bene spiegarti cos’ho passato in quei giorni: funzioni cerebrali annullate, perennemente sdraiato sul divano col telecomando in mano. Ma svogliato più del solito, affaticato più del solito, tanto per dirti non riuscivo a seguire le notizie di Sky Sport 24, mi sembrava che parlassero in sanscrito. E poi lei, lei che mi tritava i maroni con-ti-nua-men-te. E ogni volta che le chiedevo “Mi daresti una tachipirina?” rispondeva “Guarda che sono ammalata anch’io, ma non faccio mica le tue scene”. “Buon per te, si vede che la tua è leggera. Invece la mia è una forma virale, forse letale”. Evidentemente lei non ha mai sentito parlare di tubercolosi, i miei sintomi erano gli stessi. È stata dura, durissima, mia mamma mi ha detto che non mi aveva mai visto ridotto in quello stato: ha chiamato il dottore assicurandosi che mi desse i giorni. Non mi riprenderò facilmente, per sicurezza ho annullato le prossime sedici partite di calcetto. Mi sono cancellato anche dal torneo di calcio con la Playstation perché ho paura di sudare. Non sopporterei una ricaduta, non dopo tutto quello che ho passato.

PRESENTAZIONE DELL'INNOCENTE EVASIONE A ROTEGLIA. CRONACA DI UNA BELLA SERATA

Da sinistra verso destra, l'assessore alla Cultura del Comune di Castellarano Ester Mucci; l'autore del romanzo "L'innocente evasione" Alberto Pighini; la sottoscritta in veste di intervistatrice e editore per Edizioni Terra marique.

Faccia a faccia Pighini - Rossi. Grandi emozioni.

Rossi vaneggia, Pighini porta pazienza stoicamente. Il giorno dopo sarà a letto con 40 di febbre.

La ressa al banco vendite. Il romanzo sta andando a ruba, l'editore si dichiara soddisfatto del lavoro finora svolto. L'autore gongola.


L'autore Pighini firma autografi, l'editore Rossi ringrazia tutti i presenti e tutti quelli che avrebbero voluto esserci ma per vari motivi non hanno potuto (compresi i febbricitanti dai 38 in su, ed erano parecchi).
A breve le date delle prossime presentazioni.
Le foto sono state scattate da Daniele Corradini (la cui suoneria del BlackBerry ci ha fatto più volte temere che fosse partito l'allarme antincendio)